Quaderno proibito di Alba de Céspedes

 Cari lettori,

oggi parliamo del libro "Quaderno proibito" di Alba de Céspedes, un romanzo letto con le amiche del gruppo di lettura: Valeria, Giovanna, Giuliana e Samantha.





"Siamo sempre inclini a dimenticare ciò che abbiamo detto o fatto nel passato, anche per non avere il tremendo obbligo di rimanervi fedeli. Mi pare che altrimenti tutti dovremmo scoprirci pieni di errori, e, soprattutto, di contraddizioni,tra quello che ci siamo proposti di fare e quello che abbiamo fatto, tra quello che avremmo desiderato di essere e quello che ci siamo accontentati di essere in realtà." (cit. dal libro)


Le protagoniste della storia sono due donne: madre e figlia, Valeria e Mirella.

Valeria incarna la tipica donna del dopoguerra pronta a sacrificare tutto e perfino se stessa per la sua famiglia, pronta a rinunciare alla propria felicità.

Mirella, invece, è la donna del futuro che vuole far sentire la propria voce, che vuole lottare per i suoi diritti e che sarà sicuramente d'esempio per tutte le generazioni successive. 

Inizialmente siamo portati a parteggiare per Valeria, umiliata all'interno della propria famiglia senza una valida ragione, sia dal marito che ormai non la considera più una donna e pure dai figli. Poi nella seconda parte, il giudizio cambia quando non ha il coraggio di cambiare le cose e accetta che tutto rimanga così.

Per gli occhi di una donna moderna di oggi, ci sono molti passaggi che fanno veramente rabbrividire, l'autrice riesce a toccare alcuni temi importanti come la maternità, l'emancipazione femminile nel lavoro, la donna che non è solo una madre ma è giusto che sia valorizzata anche come una persona.

Valeria acquista un quaderno perché sente l'esigenza di scrivere qualcosa, anche se da subito prova un senso di colpa e ha paura che il marito o i figli possano scoprire questo suo piccolo "segreto" o direi meglio, un piccolo momento di libertà personale che lei si concede durante la giornata. Quello che teme di più è che questa sua attività le possa togliere tempo alla sua famiglia e ai lavoretti domestici che competono solo alla donna e che questa sua stravaganza della scrittura sia una cosa stupida. 

Se in un primo momento mi è sembrata una vittima e ho sicuramente empatizzato con lei, nella seconda parte del libro è diventata egoista e molto gelosa della vita che non poteva avere o che non aveva il coraggio di vivere.

Non era ancora il momento per una donna di avere la sua indipendenza e per essere considerata un essere umano agli occhi di un uomo e non solo una madre. Ma se non ci fossero state delle donne come Mirella, che si sono ribellate e che hanno rivendicato maggiore libertà, oggi sarebbe perfino peggio.

E la strada è ancora lunga, alcune cose faticano a cambiare, in alcuni casi e in alcuni piccoli paesi la donna è ancora trattata come Valeria.

L'autrice con uno stile un po' datato, in maniera chiara e senza troppi giri di parole ci racconta delle tematiche importanti come la famiglia, la maternità, l'emancipazione sul lavoro, la dignità di donne oltre che di madri. Una scrittrice del Novecento da riscoprire.


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Trama


Valeria Cossati acquista, in un impulso irragionevole, un lucente quaderno nero per scrivervi il proprio diario. Superato il turbamento per questo gesto irrazionale e apparentemente immotivato, la donna riporta minuziosamente sulle sue pagine la routine quotidiana (i figli alle prese con i primi amori che vogliono rendersi indipendenti, il denaro che non basta mai, le difficoltà con il marito, il lavoro in ufficio e l'amicizia speciale con il proprio direttore) dando sfogo alla pacata tristezza che prova vedendo crollare le impalcature tradizionali della famiglia. Tutti i problemi da lei affrontati trascendono i limiti della vicenda personale: Valeria diventa il simbolo di una società in via di trasformazione.

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