LA CASA SUL BOSFORO di Pınar Selek

Cari lettori, 

oggi andiamo in Turchia, con un'autrice molto conosciuta ma che vive in Francia a causa di un esilio involontario, ormai da molti anni.





"Un giro per le strade di Istanbul equivale a un viaggio nel tempo. Alcuni quartieri sconfinano uno nell'altro, altri finiscono in vicoli ciechi. Ombre, luci che si mescolano da tempo o che si intrecceranno domani." (cit. dal libro).


La narrazione si svolge a partire dagli anni ottanta fino al 2001, ci sono moltissimi personaggi della classe più umili, prima le storie sembrano separate poi si intrecciano.

Però il vero protagonista di questo libro è  Yedikule, uno di quartieri più antichi e affascinanti di Istanbul, dove gli abitanti si supportano e cercano di aiutarsi superando le varie difficoltà della vita, sempre accompagnati da un çay bollente. 

Mi ha sorpreso molto come è stato descritto in maniera così vivida e realista questo quartiere, mi sono immaginata a camminare per quelle vie, a sentire gli odori e  a vedere i colori della città sul Bosforo.  E' un quartiere dove si uniscono culture diverse che a volte sono in disaccordo come quella turca, curda, armena e greca.

L'autrice racconta la situazione socio-politica di quegli anni, sicuramente è più facile per chi l'ha vissuta capire a pieno questa parte, ma ho percepito sicuramente il dolore e la sofferenza che hanno provato alcuni personaggi.

La narrazione però è stata molto confusionaria, slegata in moltissimi punti e forse anche Istanbul era così caotica in quel periodo, è stato veramente difficile seguire il filo e non perdersi. Infatti, secondo me, l'autrice ha inserito troppo: troppe storie, troppi personaggi e di conseguenza la protagonista è risultato più l'ambientazione che la trama in sé che in realtà non c'è. Manca una vera e propria narrazione, ci sono talmente tanti temi e tante situazioni che sembra quasi un saggio su quello che è accaduto in quel periodo.

Lo stile è molto curato, ci sono molte frasi ad effetto, ma non c'è un vero collante che unisce tutto, per cui non possiamo definire questo romanzo un  libro di narrativa contemporanea, non si può negare però il talento dell'autrice, è un testo che va capito e compreso e probabilmente riletto in una fase diversa della vita.


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Trama


Una Istanbul da fiaba quella narrata da Pınar Selek attraverso i ricordi della sua infanzia e giovinezza nella "Casa sul Bosforo". Nell'arco di vent'anni, seguiamo l'intreccio amoroso di due coppie, quella della studentessa rivoluzionaria Elif e del musicista Hasan, e quella di Sema in cerca di se stessa e di Salih l'apprendista falegname. Ma il personaggio principale è il quartiere di Yedikule, carico di storia, di tradizioni, che conserva la sua autenticità nonostante lo scorrere del tempo. Tutti i personaggi che gravitano intorno ai quattro eroi principali sono vivi, tangibili, di tutti conosciamo l'origine, la vita quotidiana, il mestiere, le minuzie. E tuttavia è una fiaba non priva di ombre, il libro comincia con la denuncia del colpo di Stato del 1980 e descrive personaggi assetati di libertà e giustizia sociale, tentati dal terrorismo o spinti all'esilio. È una fiaba rosa dove le donne, romantiche e appassionate, prendono tutte in mano il loro destino mandando in frantumi i nostri pregiudizi. E in ultimo è una fiaba utopista e di confine, popolata da minoranze curde, armene e greche ben visibili: la resistenza curda è attiva, la cultura armena presente, i pogrom contro i greci nel 1955 e durante la crisi di Cipro vengono evocati. Può esistere un luogo dove persone di origini diverse s'incontrano e si aiutano reciprocamente?

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