Cari lettori,
oggi vi parlo del libro "Quattro stagioni per vivere" di Mauro Corona pubblicato da Mondadori e che ho letto in collaborazione con la redazione di Qlibri.
Recensione
Osvaldo è il protagonista del romanzo, è un uomo di mezza età che per soddisfare l'ultimo desiderio della madre ruba un camoscio che era di proprietà dei gemelli Legnole.
La madre poco prima di morire vorrebbe mangiare del brodo e Osvaldo non ci pensa due volte e questo gesto cambierà la sua vita, perché i gemelli Legnole, Gildo e Gianco non conoscono il perdono e la compassione, sono persone semplici ma anche ignoranti.
I due vogliono vendicarsi del furto e inseguono Osvaldo che è costretto a fuggire e nascondersi per un anno.
Nel paesino dove loro tre abitano tutti si conoscono, le persone sono umili ma sono animate da sentimenti forti, la visione delle cose è bianca o nera non c'è una via di mezzo; niente si dimentica, un torto subito, un errore commesso, anche le "problematiche" più semplici si trasformano in una questione di onore e di rispetto.
L'autore, con l'espediente narrativo di far fuggire il protagonista, ci racconta la bellezza della natura, la parte selvaggia e incontaminata, l'alternarsi delle stagioni, il cambiamento delle montagne e dei boschi.
"Io sto attento a come guarda la gente. Impari molte cosa, capisci i caratteri studiando gli sguardi."
Questo viaggio non è solamente reale ma anche metaforico, Osvaldo lo compie per salvare la sua vita ma è anche un vero e proprio percorso interiore, con se stesso, un dialogo con la sua parte più profonda.
E' un mondo duro quello della montagna, faticoso, che non fa sconti, è una continua sfida con i propri limiti, ma questo paesaggio incontaminato, selvaggio e crudele ti porta anche a isolarti, ad apprezzare il valore delle piccole cose, la solitudine e a capire quanto tutto possa cambiare in pochi minuti.
"Non ti fidare del bello fuori, cerca di vedere dentro. Resta pulito senza vermi."
La montagna, come ci dice l'autore non perdona, è meravigliosa ma implacabile, pericolosa e piena di insidie e l'unica legge che è riconosciuta, in questo paesaggio, è quella della natura.
Con il passare dei mesi e delle stagioni vediamo come cambiano i colori e i suoni, ho apprezzato moltissimo le descrizioni che ho trovato molto suggestive e d'effetto.
Credo che questo libro abbia al suo interno un messaggio, quello di ritrovare il valore delle cose semplici, tornare alle origini, essere se stessi e cercare di andare oltre quello che vediamo, perché il mondo di oggi è pieno di filtri che ti fanno sembrare e fanno credere agli altri, che la tua vita sia perfetta. Ma dietro c'è il dolore, la sofferenza e la solitudine che nessuno conosce, è quando vai a dormire in quei minuti prima di addormentarti sei solo con te stesso, in questo momenti ti guardi dentro e rifletti sulla giornata, sul futuro, su quello che sei.
La vita è frenetica, non c'è mai il tempo di fermarsi e pensare a se stessi e conoscere veramente chi abbiamo di fronte.
La narrazione, attraverso il POV in prima persona del protagonista, utilizza un linguaggio molto semplice, quasi parlato in alcuni momenti, se avete visto qualche intervista dell'autore sembra proprio lui che ci racconta questa storia e questo l'ho trovato sia un limite che un pregio. Probabilmente ha deciso di scrivere in questo modo, per rendere più credibile il personaggio che non sarebbe stato tale, se avesse usato uno stile più ricercato e forbito.
Questo romanzo è un cerchio, che torna al punto di partenza, Osvaldo parte e conclude nello stesso posto il suo viaggio, non posso dirvi se il finale sarà drammatico o meno ma è un percorso che farà prendere maggiori consapevolezze all'uomo e ne uscirà cambiato. Si aprirà un nuovo capitolo della sua vita o si concluderà per sempre?
Lo stile dell'autore cerca di essere il più personale possibile, apprezzerete di più questa storia se amate la natura e la montagna e il ritrovare la semplicità della vita e tornare ai valori di una volta.
Un libro che è una sorta di ricerca personale e interiore per superare se stessi, i propri limiti, le proprie paure e per cominciare a vivere davvero.
***
Trama
Per sostentare la madre malata, Osvaldo ha bisogno di carne, e parte a caccia di camosci. Si prepara a passare parecchio tempo nel freddo del bosco, quando si imbatte in quello che sembra un enorme colpo di fortuna. Un camoscio appena ucciso, sepolto nella neve dai cacciatori, che verranno a riprenderselo.
Osvaldo cede alla tentazione e prende il camoscio. Non ci vorrà molto perché i legittimi proprietari, i gemelli Legnole, due brutte persone, di corpo e di anima, vengano a sapere chi ha rubato il loro camoscio. E decidano che il colpevole dovrà pagare con la morte.
Inizia così per Osvaldo un anno di vita in mezzo ai boschi e alle montagne, tra agguati, pedinamenti, rischi mortali, in fuga dalla ottusa follia dei gemelli, fino al sorprendente finale.
Mauro Corona, ispiratissimo, ci regala un romanzo travolgente, ricco di colpi di scena, e animato da personaggi tanto realistici quanto archetipici. Attraverso la fuga di Osvaldo, Corona racconta lo scorrere delle stagioni, costruisce un romanzo di colori (il bianco della neve, il rosso dell’autunno, il giallo dell’estate) e riflette sul potere salvifico della natura: Osvaldo, anche se in fuga, anche se braccato, anche se affamato, sarà felice in mezzo ai suoi boschi.
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