Cari lettori,
Diritto di sangue è il quinto libro della serie dedicata al giornalista Carlo Alberto Marchi, questo noir mi è stato regalato da Maria che ringrazio, nonostante non abbia letto i precedenti, non ho sentito che mi mancasse qualche tassello per capire la storia.
Di solito leggo in ordine una serie, ma in questo caso non è stato così, anzi molte case editrice tengono a pubblicare i romanzi non seguendo l'ordine di uscita, che fanno parte di una serie, per esempio le opere di Domingo Villar, di Amanda Craig o di Cara Hunter.
Recensione
Il giornalista protagonista della serie Carlo Alberto Marchi si sta riprendendo dopo mesi di coma, di terapie e di interventi che lo avevano costretto a rimanere in ospedale, dopo la caduta dalla passerella di “Gotham”, il Palazzo di Giustizia di Firenze.
Non può ancora tornare al lavoro, deve prendere degli antidolorifici e continua a sentire un forte fischio nelle orecchie.
Il ritrovamento nel parco delle Cascine del cadavere di Giorgio Mati, il paninaro della città conosciuto e ben voluto da tutti, lo costringerà a rimettersi in pista e suo malgrado questo omicidio lo riguarderà da vicino, infatti si scoprirà che la vittima ha un passato da criminale, legato a una sanguinosa rapina avvenuta nel 1999. Questo fatto di cronaca sconvolse la città ma soprattutto il protagonista che perse in quell'occasione il padre.
I colpi di pistola che hanno ucciso l'uomo sono tre ma viene ritrovato solo un bossolo e si scoprirà che l'arma è già stata utilizzata per altri omicidi.
Carlo Alberto è molto deciso a risolvere il caso, perché vuole trovare delle risposte che non ha mai avuto e che aspetta da anni e a maggior ragione è una questione personale che lo tocca nel profondo, è un dolore che ancora lo lacera e che fino a quando non verrà fatta giustizia, non si potrà alleviare.
Avevo solo delle domande, una in verità, che meritavano una risposta.
Perché sapevo di averne diritto.
E quell’uomo davanti a me, che a quella domanda avrebbe potuto dare una risposta dopo tutti quegli anni, mi impediva di esercitare un diritto profondo e personale.
Un diritto di sangue.
Il diritto era mio, il sangue era quello di mio padre.
L'autore riesce a costruire un'ambientazione vivida e realistica che interagisce con i personaggi e che essa stessa importante ai fini della vicenda narrata, descrivendo con dovizia di particolari i luoghi che fanno da sfondo alla storia. E' riuscito a creare un'atmosfera credibile che fa immergere il lettore nella narrazione dando maggiore credibilità e profondità al libro.
Ho trovato che lo stile di questo autore fosse semplice e diretto e la storia fosse interessante e avvincente sempre di più verso la fine del romanzo, ma mi vorrei soffermare sul prologo che mi ha colpito moltissimo e che ho trovato subito accattivante e mi ha fatto capire la bravura dell'autore.
Non ci sono stati momenti durante la narrazione dove ho sentito che la storia arrancasse e ho apprezzato che il libro fosse concentrato sul caso e che l'autore non si sia aiutato con delle sottotrame per portare avanti la vicenda.
Un noir che si sofferma su una delle pagine più buie del nostro recente passato, che spesso dimentichiamo ma che forse anche chi ha vissuto quegli anni non vuole ricordare, c'è ancora oggi un'omertà sull'argomento trattato in questo libro.
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Trama
Dopo mesi di coma e buio totale, Carlo Alberto Marchi è finalmente uscito dall’ospedale, ma la sua rocambolesca caduta dalla passerella di “Gotham”, il Palazzo di Giustizia di Firenze, ha lasciato pesanti conseguenze fuori e dentro di lui: è dipendente dagli antidolorifici, si muove con una stampella ed è tormentato da un fischio continuo nelle orecchie che gli toglie perfino il sonno. Costretto a stare lontano dal lavoro al giornale, si consola con l’affetto della figlia Donata e l’inatteso ritorno dell’ex fidanzata Olga. Ma non è facile starsene a casa mentre la sua cronaca giudiziaria è stata affidata a una rampante collega, che, come se non bastasse, ha fama di essere piuttosto in gamba. Eppure, proprio nel momento più impensato, la vita lo chiama ancora a rapporto: il capocronista del Nuovo gli chiede ufficiosamente di sfruttare i suoi contatti per indagare su un omicidio che ha sconvolto Firenze. Nel meraviglioso parco delle Cascine, il polmone verde che di notte racchiude i lati oscuri della città, viene trovato ucciso Giorgio Mati, il gestore del leggendario furgone che distribuisce birra e panini ai viandanti notturni. Lo stesso Marchi ha concluso lì diversi turni, mangiando e bevendo insieme a poliziotti e trans. E ciò che rivelano le prime indagini ha dell’incredibile: il tranquillo paninaro nascondeva un passato cruento, che a poco a poco si incastra come un puzzle con gli anni più bui di Firenze. Ma soprattutto con un dolore che ha colpito la famiglia stessa di Marchi, e non ha mai avuto risposta. Una risposta a cui Marchi ha diritto. Un diritto di sangue.
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