Cari lettori,
oggi torniamo nell'epoca vittoriana in compagnia di un'opera molto famosa.
Recensione
"La fiera delle vanità - un romanzo senza eroe" è una delle opere più famose dell'Ottocento inglese di William M. Thackeray, da alcuni critici è considerato uno degli autori tra i più talentuosi del suo secolo, al pari di Dickens.
Anche se devo dire che io preferisco Charles.
Questo romanzo non è tra i più letti, almeno qui da noi, ma quando fu pubblicato a puntate tra il 1847 e il 1848 ebbe un enorme successo, ancora prima della pubblicazione completa dell'opera.
In questo libro come ci suggerisce il titolo, non c'è un vero e proprio eroe, tutti i personaggi sono privi di virtù ma pieni di difetti, le loro imperfezioni li dovrebbero rendere più umani e verosimili ma con il passare delle pagine tutto è diventato una grande forzatura.
L'accento che pone l'autore sull'ipocrisia e sull'avidità dei vari personaggi credo sia stato, ad un certo punto, veramente eccessivo.
Le protagoniste principali del libro sono Amelia Sedley e Becky Sharp, due ragazze agli antipodi che si conoscono alla scuola femminile per giovani donne di Miss Pinkerton e diventano amiche.
"La Sharp con un freddo sorriso e un inchino, incrociò le mani, declinando così l'alto onore che le veniva offerto [...]. Vi fu una specie di piccola battaglia fra la ragazza e la vecchia, e quest'ultima dovette dichiararsi vinta. Dio ti benedica figlia mia! disse abbracciando Amelia, ma nello stesso tempo gettando uno sguardo irato sulla Sharp."
Amelia è una ricca borghese, ingenua, un po' sciocca che ha sempre vissuto negli agi e l'unico obbiettivo della sua vita è quello di sposarsi.
Becky, invece, è figlia di un pittore e di una ballerina, è povera e vuole migliorare la sua posizione sociale e su suggerimento di Miss Pinkerton va a servizio dai Crawley come istitutrice. E' ambiziosa, intelligente, arguta e priva di scrupoli e raggiungerà i suoi scopi senza guardare in faccia a nessuno.
E' un personaggio che sfrutta le sue qualità, la sua bellezza per ottenere ciò che vuole e guarda con occhio critico la buona società inglese di cui vuole far parte.
"Non è forse ammirevole questo sentimento di gratitudine in un'orfana priva di protezione? E se nei suoi calcoli entrava una punta d'egoismo, chi nn si senterebbe in grado di giustificare una simile prudenza?"
Thackeray punta l'attenzione soprattutto sul personaggio di Becky, non è un'eroina, è molto lontana dalla figura femminile vittoriana, tutt'altro che devota alla famiglia, in cerca solo del suo benessere personale.
Becky è una donna che desidera sempre qualcosa che non ha e quando la ottiene, si sente vuota tanto da trovare subito qualcos'altro che appaghi se stessa e il suo forte ego, lei ha da sempre invidiato la vita di Amelia e gli agi del suo status sociale.
"E' forse necessario dire che, quando una donna vuole qualcosa, trova senz'altro il modo di raggiungere lo scopo?"
Nonostante sia una donna fuori dal comune per l'epoca e anche se è molto intelligente e arguta, commette durante il romanzo degli errori che le provocheranno dei problemi.
Thackeray attraverso il personaggio di Becky Sharp, critica le contraddizioni della società dell'epoca, di quali sentimenti siano animate le persone avide e arriviste e per ottenere ciò che vogliono farebbero di tutto e di quanto un essere umano possa cadere in basso per raggiungere i suoi obiettivi.
Lo stile dell'autore l'ho trovato abbastanza semplice da seguire, alcune parti sono state più avvincenti di altre, in generale è stato un libro che però non mi ha entusiasmata e colpita come pensavo.
Quello che mi è piaciuto di più è che l'autore si rivolge direttamente al lettore, introducendo il capitolo con una sorta di "spoiler" di quello che accadrà, dicendo per esempio che quello che stiamo andando a leggere sarà noioso, oppure romantico o sarà importante ai fini della storia. Una sorta di piccolo promo al capitolo stesso.
Personalmente capisco subito se un autore dell'Ottocento inglese mi piace oppure no, negli anni ne ho affrontati molti e credo, ma lo dico a malincuore, che Thackeray non sia uno dei miei preferiti nonostante ne riconosca il talento.
Ho apprezzato molto che le protagoniste fossero delle donne, e che Becky fosse così distante dalla classica donna vittoriana, però non sono riuscita ad affezionarmi a nessuna delle due.
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Trama
Progettato e iniziato intorno al 1844-45, pubblicato a puntate nel 1847, in volume l'anno successivo, La fiera delle vanità è il romanzo più noto di Thackeray. In queste pagine si narrano le vicende parallele di due donne molto diverse: Becky Sharp, tanto coraggiosa e intelligente quanto astuta, arrivista e priva di scrupoli, e la compagna di scuola Amelia Sedley, emblema di virtù ma anche terribilmente ingenua e un po' sciocca. Dominato da un garbato sarcasmo che a tratti si trasforma in un'ironia più feroce, La fiera delle vanità sconvolse la società letteraria vittoriana per la schietta descrizione della realtà sociale dell'epoca, che sia l'ambiente mondano londinese, quello esotico dell'India colonizzata, quello militare, rozzo e primitivo, oppure quello ipocrita e perbenista della Chiesa. Su questo molteplice sfondo si snoda con incredibile fluidità una narrazione dominata da molteplici personaggi. Manca, in questo romanzo, un eroe completamente positivo: al suo posto, per la prima volta, si muovono sulla pagina figure che non sono semplici manichini, ma uomini in carne e ossa.
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