[RECENSIONE] LE STANZE BUIE DI FRANCESCA DIOTALLEVI

Cari lettori, 

oggi ritornano finalmente le recensioni sul blog e parliamo dell'ultimissimo romanzo che ho letto nel 2021.

E' stato un regalo di Natale della mia amica lettrice Maria, che ringrazio, devo essere sincera con voi questo libro aveva già attirato la mia attenzione.

Però l'ho visto dappertutto e questo mi aveva scoraggiata molto dal leggerlo, pensavo di avere l'ennesima delusione librosa.

Devo essere sincera non lo avrei acquistato se non mi fosse stato regalato, più vedo un libro e più se ne parla e meno ho voglia di recensirlo. 

La Neri Pozza è una casa editrice che apprezzo molto e ha dei titoli molto interessanti, quindi ho iniziato a leggere questo libro senza alcuna aspettativa, togliendomi il pregiudizio di aver visto troppo in giro nei profili di Instagram.





Recensione 

Siamo alla metà dell'Ottocento e il protagonista del romanzo è Vittorio Fubini, un maggiordomo che da Torino si trasferisce a Nèive  per esaudire le ultime volontà dello zio defunto, i due uomini non si conoscevano ma tenevano da anni una fitta corrispondenza e Vittorio aveva una grande stima nei suoi confronti.

Il protagonista non voleva inizialmente trasferirsi in un piccolo paese di provincia e lasciare il suo lavoro in città,  ma aveva un profondo rispetto per suo zio e non poteva mancare di realizzare il suo ultimo desiderio, continuare a lavorare come maggiordomo nella stessa casa dove lo aveva fatto lui  per tanti anni.


"Se avesse saputo quanto io stesso ero poco incline ad assumermi quell'incarico, mi avrebbe guardato con meno avversione? Supponevo di no."

 

Il protagonista è molto rigido e attento nel suo lavoro, vuole che tutto vada secondo i suoi piani, è fedele al suo padrone ed è anche orgoglioso di svolgere il suo impiego e lo fa al meglio delle sue possibilità.

Il signore della casa è Amedeo Flores, un aristocratico che è diventato ricco grazie alla produzione di vino, ha una moglie di nome Lucilla e una figlia Nora, a cui non tiene particolarmente. 

Quando il protagonista arriva a casa Flores, trova una situazione molto spiacevole, c'è un forte odore di muffa, le pareti sono piene di umidità, i mobili sono antiquati e pretenziosi. 

Se pensiamo a quanto a fosse importante la casa nell'Ottocento, capisco il forte "disgusto" che Vittorio abbia provato vedendo lo stato di trascuratezza nel quale versava l'abitazione dei Flores.

"Stanze ormai vuote, private di ogni memoria."

Per Fubini adattarsi a questa nuova realtà non è affatto facile, il resto della servitù lo guarda con sospetto e non lo accoglie nel migliore dei modi e poi subisce dei piccoli episodi inquietanti e misteriosi che lo hanno indotto a pensare che la casa fosse abitata da alcuni fantasmi. 

Lucilla, la moglie di Fubini, è una donna apparentemente strana, non si adatta molto alle regole che le impone il suo status di moglie per l'epoca, ma ha un forte senso di protezione nei confronti della figlia che crede malata.

C'è però un mistero in questa casa, delle stanze che sono chiuse da anni e che nessuno può aprire, un amore impossibile e un segreto che è rimasto nascosto tra quelle mura. 


"E' così che i nostri ricordi sopravvivono al tempo: grazie al profumo."


Non credo che questo sia un romanzo gotico, ci sono sicuramente molti elementi che richiamano questo genere ma credo sia troppo pochi per definirlo tale e penso sia più un libro di narrativa generica. 

Se da un lato mi ha fatto piacere che il protagonista sia un maggiordomo e non la signora o il signore della casa, però è forse lui stesso il punto debole del romanzo. Nella prima parte sicuramente ho apprezzato il suo essere rigido, severo e inflessibile ma poi nel giro di pochi capitoli cambia completamente, questo sua flessione di carattere dopo poche pagine mi ha fatto storcere il naso. Purtroppo ho trovato che un po' tutti i personaggi principali mancassero di una caratterizzazione solida e verosimile. 

La casa infestata dai fantasmi, l'ambientazione così suggestiva, una casa isolata piena di colpe e segreti del passato, sono sempre degli elementi mistery che attraggono i lettori e potevano essere sviluppati e sfruttati meglio. 

Lo stile di scrittura è semplice e la narrazione è molto coinvolgente e la lettura è stata molto piacevole, è un romanzo che mi sento ugualmente di consigliare. 

***


Trama


Si possono coltivare le passioni in un tempo ingeneroso? Qualcosa di torbido e inesprimibile affiora alla superficie di questo romanzo. Ed è indefinito, difficilmente afferrabile eppure persistente, come il profumo che porta addosso Lucilla Flores, protagonista di questa storia fosca e al tempo stesso delicata e malinconica. Francesca Diotallevi, con una capacità di raccontare fuori dal comune, ci porta in una piccola provincia del Piemonte della seconda metà dell’Ottocento, dentro la casa di un aristocratico dedito a vigneti e poco d’altro. Dove la servitù inganna il tempo di un lavoro sempre uguale con qualche ingenuo pettegolezzo, e dove arriva a servizio un maggiordomo che prende il posto del vecchio zio appena scomparso.

Ma nessun dio oscuro e severo sarebbe stato capace di tanto dolore e di tanta ingiustizia: verso una bimba innocente, e verso la moglie del conte, Lucilla, una donna con il volto «velato di oscurità», smarrita dentro un segreto che non le si addice, che non dovrebbe appartenerle, lei, la creatura più lieve, sospesa e innocente che si possa immaginare. Le stanze buie è una dichiarazione d’amore alle passioni, alla poesia, alla bellezza della natura, a quel femminile che ci meraviglia ogni volta che si rivela a noi. La storia di un amore negato, la prepotenza di un mondo chiuso e meschino, capace soltanto di nascondere, di reprimere, di lasciare che esistenze intere si lascino coprire dalla polvere della storia senza riscatto e senza futuro.

Tra queste stanze ferite dal pregiudizio e dall’indifferenza, Francesca Diotallevi trova, però, una luce e una delicatezza quasi preraffaelita e in questo contrasto affila una lama che taglia sempre perfettamente. E mostra che la felicità non è nelle cose del mondo, se il tempo è ostile. 


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