Cari lettori,
dopo qualche giorno di riposo, torno nel blog per parlarvi della mie ultime letture.
Oggi questo post sarà dedicato a Tōkyō, di solito non scelgo delle letture a tema con il periodo che sto vivendo, per esempio durante i mesi estivi non sono abituata a leggere libri ambientati in estate; ma devo dire che questa volta ho fatto un'eccezione.
Tokyo è stata la sede dei giochi olimpici e quindi questo libro è stata una lettura perfetta.
Avevo pensato inizialmente di leggerlo diviso per mesi, ma una volta iniziato, ho capito che valeva la pena finirlo in poco tempo e non portamelo troppo avanti.
E' un testo che ho apprezzato ma non è privo di difetti, la cultura, la lingua e il Giappone mi affascinano molto; però devo dire che è stata una scoperta recente per me, quindi non ho ancora una conoscenza approfondita sull'argomento.
Però sono sempre pronta a farmi stupire e a conoscere culture diverse dalle mie.
Recensione
AGOSTO-Il mese delle foglie
Hazuki
Una delle ragioni per cui nel nome di agosto sono affiancati i kanji di "foglia" e di "mese", deriverebbe dal fatto che il fogliame inizia a cadere dagli alberi. Questo perché, secondo il calendario tradizionale, la denominazione veniva in realtà applicata a settembre, il mese cioè che segna la conclusione dell'estate e l'ingresso nell'autunno.
Questo libro è una sorta di diario di viaggio misto a biografia dove l'autrice ci trasmette il suo enorme amore per il Giappone e ci racconta di come la sua vita sia cambiata da quando, dopo la laurea, ha fatto questo viaggio di sola andata da Roma a Tōkyō. Come ci dice all'inizio del libro, Laura da bambina non aveva la passione dei manga o delle anime in tv è stata la lingua a farla innamorare.
Doveva rimanere un anno e invece ne sono passati quindici e il suo amore per il Giappone non si è mai affievolito anzi è aumentato.
"In quei primi dodici mesi particolari finiva un amore vecchio e usurato tutto italiano, e iniziava a divorarmi quel senso di solitudine che solo una città come Tōkyō sa iniettarti nel sangue; lei che ha addosso trentasei milioni di abitanti- tanto che la solitudine del corpo non esiste-, con i sui settantadue milioni di pupille che non ti guardano per niente piò farti sentire emarginata."
Quello che mi ha colpito di più è lo stile di scrittura dell'autrice che mi ha tenuto incollata alle pagine, anche quando c'erano alcuni passaggi che non ho compreso appieno, data la mia scarsa conoscenza della città e della cultura giapponese.
"Ma ecco un'altra cosa che Tōkyō fa spesso: smentisce. Come se amasse contraddire e smentire tutte le idee che puoi farti su di lei. Nella sola zona metropolitana, risiede adesso una popolazione di più di trenta milioni di persone. L'antica Edo è diventata così, in un lasso di tempo relativamente breve, la più vasta megalopoli della terra."
Durante la lettura sono venuta a conoscenza di molte cose che non sapevo sul Giappone, sugli eventi e sulle tradizioni, ma anche sulla quotidianità delle persone che vivono in questo meraviglioso paese.
Mi ha colpito molto come, anche per i giapponesi, sia importante la famiglia, come i rumori e i colori facciano parte della loro cultura e dei ricordi della loro infanzia. La gente non litiga in pubblico, non alza la voce, ho scoperto molte aspetti che prima ignoravo come per esempio che le case giapponesi sia riscaldate solo nella zona giorno e nel corridoio e nel bagno spesso si geli in inverno; di come si accoglie il nuovo anno, di come in Giappone la primavera sia la stagione di separazione, di fine e d'inizio. Poi di come a marzo i giapponesi consegnino i diplomi agli studenti, ma questo non è un addio, c'è sempre una sorta di incoraggiamento nel proseguire lo studio o su come fare il proprio ingresso nella società, nulla finisce ma tutto cresce e cambia.
E poi ancora il tè verde, della sua origine e di come il tè sia argomento di conservazione tra i giapponesi, ogni volta che si entra in una casa, in un negozio, o anche in ufficio o per invitare a un incontro è questo l'argomento cardine, anche se alla fine la maggior parte delle volte il tè non si beve. Diciamo che è un pretesto per iniziare una discussione, come può essere per altri prendere un caffè o parlare del meteo.
Poi ho scoperto la stagione delle piogge e di come sia una "pioggia benedetta" che fa crescere le piantine di riso e di come a giugno per combattere la stanchezza del corpo, a causa della eccessiva umidità, si mangino le prugne giapponesi; che grazie all'acido citrico rendono le persone più vitali e hanno anche delle proprietà antibatteriche.
Infine mi ha colpito molto e la definirei un'arte: l'impacchettamento, di come, con un unico pezzo di scotch, i giapponesi riescano ad impacchettare un intero regalo. E come ci insegna Marie Kondō , per i giapponesi l'ordine è tutto, l'autrice per esempio ci parla del marito che in inverno trova tutto perfettamente in ordine, grazie all'aver ripiegato tutti i suoi indumenti alla fine della stagione. (Anche se devo dire che non ho ancora superato il fatto che Marie Kondō, contempli sono 30 libri in casa!)
Ho trovato il libro interessante e pieno di informazioni, ma credo che per chi conosce poco o nulla della Giappone sia difficile seguire il testo, nel senso che ci sono delle parti molto difficili, non tutti i termini vengono spiegati e sicuramente è bene avere sottomano una cartina di Tōkyō.
Utile sarebbe stato anche un glossario perché ci sono dei punti non di facile comprensione per chi come me ha scarsa conoscenza della lingua e quindi alcune cose hanno avuto bisogno di un ulteriore approfondimento.
Un viaggio alla scoperta di una cultura affascinante, attraverso i vari mesi dell'anno, un libro intimo e sentimentale dove troviamo molto dell'autrice e della sua vita.
Ultimissima nota positiva le illustrazioni di Igort, sono davvero stupende e la copertina l'ho trovata magnifica.
***
Trama
Mónica Andrade è sparita da qualche giorno, e il caso non meriterebbe particolari attenzioni se non si trattasse della figlia di un celebre cardiochirurgo con cui mezza città (incluso il commissario Soto, diretto superiore dell’ispettore Leo Caldas) pare sentirsi in debito. Così Caldas, dapprima con un certo distacco poi sempre più coinvolto, si addentra nella vita della giovane scomparsa, tra la Scuola di arti e mestieri dove lei insegna e il villaggio di Tirán in cui si è ritirata a vivere, al di là della ría sulla cui sponda meridionale sorge Vigo: un mondo antico e isolato, collegato alla grande città da un traghetto che lei prendeva quotidianamente... Una galleria di personaggi memorabili e un’ambientazione che a lungo resterà «negli occhi» del lettore sono le armi in più di questo straordinario giallo d’autore, in cui un intreccio narrativo magistrale e un ritmo costantemente in crescendo ci imprigionano dalla prima all’ultima pagina. Atteso da anni in Spagna e accolto trionfalmente alla sua uscita, il nuovo romanzo di Domingo Villar è una conferma: siamo di fronte a un maestro del noir e a una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea.
Nessun commento
Posta un commento