Cari lettori,
oggi parliamo di un classico italiano che ha al centro i partigiani e la Resistenza.
Questo romanzo l'ho letto con il gruppo di lettura che trovate su Ig #scrittriciitaliane2021, quest'anno leggeremo alcune delle più importanti autrici italiane del Novecento, ma non solo, affronteremo anche alcune contemporanee.
Ad aprile abbiamo letto "L'Agnese va a morire" di Renata Viganò, qui nella versione della Einaudi.
Non sapevo se scrivere o meno un mio pensiero su questo libro, molte volte durante la lettura non mi sono sentita all'altezza e alla fine non mi sentivo di riuscire a scrivere su una pagina del mio "diario virtuale" quello che mi ha trasmesso questo testo.
Ci ho provato ma sicuramente non sono riuscita a descrivere tutto quello che ho provato, è difficile, per il tema trattato ma anche per la scrittura che non è sempre stata così facile, così immediata da comprendere.
Non mi sento di valutarlo perché è un testo che andrebbe letto e capito a proprio modo e con la propria sensibilità senza darne un giudizio numerico.
Recensione
La Viganò ci ha lasciato un grande romanzo, una sorta di testimonianza, quasi un report giornalistico dove ci racconta quello che succedeva durante la Resistenza in Italia.
Lo stile è crudo, sincero, autentico mette al centro della vicenda l'Agnese, una donna coraggiosa, schietta, una donna di campagna non più giovanissima, ma determinata, tenace e coraggiosa.
Agnese non è un personaggio stereotipato ma trasuda umanità, veridicità, non è sicuramente un'eroina e non lo vuole essere. Però la donna sacrifica la propria vita, non ha più nulla da perdere e vuole rendere libero il suo paese.
L'Agnese inizia a fare la staffetta, a portare cibo, armi e notizie ai partigiani, fino a che viene a conoscenza che il marito è morto durante il trasporto verso un campo di concertamento. La famiglia con la quale vive l'Agnese ospita un soldato tedesco, che per gioco, uccide la gatta tanta amata dal defunto marito e lei decide di ucciderlo. Da lì scappa e inizia una vita da clandestina con la Resistenza, fino al suo tragico destino.
Sappiamo tutti come questa storia va a finire lo intuiamo prima ancora di iniziare la lettura, ma quello che sorprende è lo stile crudo e realistico della Viganò nel descrivere queste vicende storiche.
Dobbiamo ricordarci che i partigiani sono stati fondamentali e vengono sempre ricordati troppo poco ma è grazie a loro che siamo liberi oggi, a queste persone uomini ma anche molte donne che hanno combattuto, perdendo la propria vita, i propri cari pur di mandare via il nemico.
L'ambientazione è ben descritta e integrata con la storia, ma l'Agnese è un personaggio che regge il libro da solo, è così potente, così umano è come se tutto il resto accanto a lei diventasse un contorno. L'Agnese viene descritta in maniera magistrale, è come se la sua figura portasse dentro di sé il dolore, la sofferenza e il peso della guerra.
La Resistenza era formata anche da donne, il loro ruolo era fondamentale e loro rischiavano la vita ogni giorno, se erano prese dai nemici venivano trattate al pari degli uomini. Le donne prendevano il posto degli uomini nelle fabbriche e nell'agricoltura, mettevano a disposizione le loro case per i feriti o per dare rifugio alle persone in fuga.
L'autrice è straordinaria nel ricostruire cosa provasse la protagonista, quali sentimenti l'animassero, la rabbia, l'amore, il dolore, la rivincita.
Questo libro è una vera e propria emozione a livello emotivo, è una storia drammatica, straziante ma vera, dove possiamo fare anche una serie di riflessioni molto profonde sulla vita.
Da leggere.
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Trama
«L'Agnese va a morire è una delle opere letterarie più limpide e convincenti che siano uscite dall'esperienza storica e umana della Resistenza. Un documento prezioso per far capire che cosa è stata la Resistenza [...]. Più esamino la struttura letteraria di questo romanzo e più la trovo straordinaria. Tutto è sorretto e animato da un'unica volontà, da un'unica presenza, da un unico personaggio [...]. Si ha la sensazione, leggendo, che le Valli di Comacchio, la Romagna, la guerra lontana degli eserciti a poco a poco si riempiano della presenza sempre più grande, titanica di questa donna. Come se tedeschi e alleati fossero presenze sfocate di un dramma fuori del tempo e tutto si compisse invece all'interno di Agnese, come se lei sola potesse sobbarcarsi il peso, anzi la fatica della guerra [...]».
1 commento
Ciao, ho letto questo romanzo in terza media e l'avevo portato all'esame: già all'epoca mi era piaciuto molto, ma mi piacerebbe rileggerlo ora
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