Cari lettori,
oggi vi voglio parlare del libro "Un castello di carte" di Amanda Craig pubblicato dalla Astoria editore, conoscevo già questa autrice perché l'anno scorso lessi "Le circostanze", la recensione la trovate qui.
Recensione
Questo libro è stato scritto nel 2009 ed è precedente a "Le circostanze" ma è stato tradotto e pubblicato dopo quest'ultimo.
L'autrice delinea la storia di cinque personaggi che all'inizio non sembrano avere nulla in comune tra di loro: troviamo Polly avvocato, madre e donna divorziata specializzata in casi che trattano la difesa dei diritti umani, poi Ian un insegnante idealista, Job un autista immigrato dal Zinbabwe; Anna una giovane ragazza che arriva dall'Ucraina e infine Katie, un 'assistente editoriale che viveva a New York.
La vera protagonista di questo libro è la Londra moderna dei giorni nostri, piena di contraddizioni, di incoerenze, di pregiudizi, e l'autrice scava a fondo nei mali della società odierna, nelle sue imperfezioni grandi e piccole. In particolar modo si sofferma nel parlarci dell'immigrazione legale e di quella clandestina.
"Londra non è piccola. Sembra che ci sia il mondo intero stipato qui."
Quando si inizia a leggere questo libro si ha una strana sensazione, come se fossero cinque storie separate e la narrazione non prendesse mai il via.
La struttura narrativa è molto particolare e complessa, bisogna aspettare e vedere come si evolvono i vari personaggi, in alcuni punti ho trovato il testo prolisso e troppo concentrato nel raccontare la vita dei protagonisti calati nella realtà londinese.
La storia non prendeva forma ma c'era qualcosa che continuava a incuriosirmi perché l'autrice inserisce un elemento thriller, un omicidio che sarà svelato solamente alla fine. Ce lo annuncia nel prologo ma questa piccola parte crime, non è il punto focale della storia.
Se all'inizio il testo non mi aveva convinto del tutto poi mi sono ricreduta e ho capito che questo libro ha dentro di sè un messaggio più importante, la consapevolezza che ancora oggi non si riesce ad abbattere quel muro di diffidenza verso il diverso ma anche che le cose debbano e possano cambiare. Per scoprirlo bisogna andare in profondità leggere tra le righe.
La Craig fa una sorta di denuncia sociale, come se volesse cercare di togliere le barriere che ci sono ancora oggi: economiche, religiose e culturali e lo facesse nell'unico modo possibile cioè descrivendo le persone che vivono a Londra.
Questa città, ormai, è diventata un mix eterogeneo di culture che seppur differenti, cercano di convivere assieme e di creare il giusto equilibrio, che permetta di convivere accettando e rispettando l'altra persona.
Questa autrice è stata paragonata da alcuni critici letterari, ad autori importanti come Dickens e Balzac.
Non credo che questo romanzo sia una lettura che potrei consigliare a tutti, non perché sia difficile, ma perché bisogna andare oltre a quello che è la semplice narrazione e se avrete voglia di farlo scoprirete qualcosa che vi farà riflettere.
***
Trama:
Londra, città ricca e contraddittoria capace di accogliere ma anche di rifiutare. In una fredda notte invernale viene gettato in uno stagno il corpo di una giovane donna che è lentamente inghiottito dall'acqua sotto lo sguardo di un misterioso uomo. Le vite di cinque persone, in apparenza molto distanti, finiranno tutte per incrociarsi intorno a questo evento: Job, tassista senza licenza la cui moglie in Zimbabwe non risponde più alle sue lettere; Ian, insegnante idealista proveniente dal Sudafrica; Katie, giornalista newyorkese appena trasferitasi a Londra e reduce da una delusione amorosa; Anna, quindicenne ucraina coinvolta in un giro di sfruttamento della prostituzione; Polly, avvocato attivista nella difesa dei diritti umani e mamma part-time. Cinque vite coraggiose che riflettono le luci e le ombre di un'intera società.
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