oggi parliamo del libro "Binario sette" di Louise Doughty pubblicato da Bollati Boringhieri, lettura che mi ha tenuto compagnia la scorsa settimana assieme ai libri dei gruppi di lettura, ai quali sto partecipando su Instagram.
E' decisamente un romanzo fuori dalla mia confort zone, ma la trama mi aveva incuriosito tanto e ho deciso di leggerlo.
Un solo aggettivo può definire questa storia ed è noioso.
Recensione
L'idea di partenza può sembrare, anzi è sicuramente diversa da solito, la voce narrante è quella di Lisa Evans, un fantasma che continua a vagare nella stazione in cui lei è morta, precisamente al binario sette.
Cosa la trattiene?
Sono passati ben diciotto mesi da quando il suo corpo è finito sotto un treno, è stato un suicidio o qualcuno l'ha spinta?
Ora è successo di nuovo, un uomo sulla sessantina è stato travolto da un treno.
Le prime pagine ci presentano la protagonista, Lisa, un fantasma che osserva quello che accadde alla stazione, non sappiamo bene cosa le sia successo, questa premessa l'ho trovata davvero interessante.
Poi però la narrazione si sofferma su alcuni personaggi secondari, forse anche troppi, ma credo non necessari e nemmeno funzionali alla storia di Lisa e di quello che le è successo. Quello che a me interessava fin dall'inizio era scoprire cosa fosse accaduto a Lisa, perché il suo spirito era ancora in quella stazione, come mai lei sia morta lì.
"Non ho più una vita: ho solo tempo"
L'autrice pensa bene di accontentarmi dopo ben 130 pagine, infatti mi stavo chiedendo quando si sarebbe decisa a raccontarmi la storia di Lisa.
Lisa è un'insegnate di 35 anni quando conosce Matthew, 31 anni medico, un uomo apparentemente perfetto, tanto che dopo poche settimane che si conoscono, decidono di convivere.
Matt, come lo chiama Lisa, a me è sembrato strano fin dall'inizio, troppo premuroso, troppo gentile, troppo passionale, c'era sicuramente qualcosa di non chiaro in lui.
Matthew fa passare Lisa per una fidanzata gelosa e ossessiva, quando invece è lui ad avere dei problemi relazionali, si offende del comportamento di lei, del fatto che abbia degli ex fidanzati, delle amiche che le vogliono bene.
Si lamenta del ritardo di lei, di quanto lei non capisca che il lavoro di medico sia molto importante ma anche stressante, di come i suoi turni lo stanchino molto. E quante volte lo ripete!
Quello che sostiene il ragazzo e che fare l'insegnante sia un lavoro semplice, non ci si scontra con la realtà della vita, lavorare su storie inventate non è assolutamente paragonabile al lavoro di medico. Matthew si stupisce del fatto che Lisa si mostri così poco sensibile verso il suo lavoro, di quanto lei sia gelosa di tutte le donne che in ospedale gli girano attorno, invece di concentrarsi su quello che può far stare bene lui.
"Io non dissi niente. Come capita a quasi tutte le donne, nessuno mi aveva insegnato a reagire a un complimento con qualcosa che non fosse un'autocritica."
Lisa, lo ripete spesso, lui non l'ha mai picchiata, ma ha fatto una cosa ben peggiore ha usato le parole per aggredirla e per ferirla.
La violenza psicologica è più terribile di quella fisica, Lisa è completamente plagiata da Matthew e non riesce a troncare la loro relazione.
Matt umilia Lisa, viola la sua privacy, conosce la password del suo cellulare, la isola dai suoi affetti, nella sfera privata e intima, ha dei comportamenti un po' strani che avrebbero potuto mettere in allarme la donna fin dall'inizio.
Il tema che viene trattato della violenza psicologica è sicuramente interessante e ben descritto ma avrei preferito che l'autrice si soffermasse solo sulla storia di Lisa e Matthew e non divagasse raccontando le vite di altri personaggi che non centrano nulla, o poco con i protagonisti.
Sembrava di leggere due libri in uno ma non collegati tra di loro.
Questa lettura è stata per me, veramente noiosa, la narrazione scorreva lenta e mi aspettavo qualche colpo di scena che non è arrivato.
Credo che il grande difetto di questo libro sia proprio la costruzione dei personaggi e in particolare Lisa, è sua la voce narrante che ci accompagna per tutto il libro, sono i suoi occhi e i suoi ricordi che ci fanno proseguire nella lettura, ma l'anello debole è proprio lei. Non riesce a coinvolgere il lettore, lo annoia e anche verso la fine si spera di raggiungere un obbiettivo, che la sua storia arrivi ad una conclusione soddisfacente, per dare giustizia alle violenze che ha subito.
Il lettore aspetta e spera in qualcosa di meglio, ma nel frattempo si addormenta.(ahahah).
I capitoli li ho trovati anche troppo lunghi e il romanzo è diviso in sette parti, alcuni divisioni non le ho proprio capite, mi sembravano più una fine capitolo che la conclusione di un "argomento".
Questo romanzo non lo definirei un thriller, né un noir, né un paranormale perché a parte il fatto che la protagonista Lisa sia un fantasma, non c'è niente altro di questo genere.
Non lo saprei classificare, forse un libro che affronta una tematica molto attuale come la violenza psicologica e che sfocia in un evento drammatico.
Il buono di questo romanzo è proprio il tema della violenza domestica e quella in generale contro le donne, ma la narrazione e il personaggio principale non trasmettano nulla al lettore, che alla fine è dispiaciuto perché poteva leggere qualcos'altro di meglio.
Soprattutto per il costo altino del libro, io non mi sento di consigliarlo, Binario sette non fa per me.
Ora ho finito, vi saluto e vi auguro buone letture.
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