dopo qualche giorno di pausa del blog, sia per il caldo sia per il fatto che avevo un po' voglia di staccare, torno oggi con una nuova recensione.
Parliamo del libro "Fiori sopra l'inferno" di Ilaria Tuti, un thriller molto conosciuto e che ho aspettato a leggere quando il clamore attorno a lui si è un po' spento.
Ecco cosa ne penso.
Recensione:
La lettura di questo romanzo è stata molto veloce e devo dire che non mi aspettavo che la storia mi prendesse così tanto, la protagonista è il commissario Teresa Battaglia, una donna di sessant'anni con un carattere particolare, si presenta da subire come una persona molto arrogante e burbera. Questo personaggio però, non risulta antipatico o egocentrico, anzi è difficile non affezionarsi a questa donna, così dura fuori ma dall'animo fragile e dal un passato doloroso.
Accanto a lei conosciamo Massimo Marini, giovane ispettore che si trasferisce dalla grande città in un piccolo paese, cerca di farsi volere bene da Teresa ma la donna lo trova troppo giovane e impreparato.
Tra i due il rapporto è molto difficile, ho trovato divertente lo scambio di battute e frecciatine che c'è stato tra Teresa e Massimo e che continua per tutta la storia.
Questo primo caso per il commissario Teresa Battaglia è molto intricato ma anche delicato per i temi che vengono toccati, l'ho trovato interessante, anche se alcuni punti sono davvero macabri.
La tensione della storia è molto alta, sin dalle prime pagine ma anche verso la fine del libro, un thriller puro, investigativo che dà maggiore risalto alle indagini che all'approfondimento psicologico dei personaggi o della storia.
Teresa è una protagonista che si ama o si odia, io l'ho adorata, l'ho sentita molto vera e autentica, con i suoi pregi e i suoi difetti che di certo non nasconde. Non più giovane, ma intelligente, arguta, scaltra cerca di farsi rispettare in un mondo di uomini, non per niente il primo incontro tra lei e Marini, è disastroso. L'ispettore pensa che il commissario sia un uomo, ma Teresa mette subito in chiaro che è lei il capo.
"Nessuno mi ha detto di cercare una donna, commissario." Lei lo scrutò come si guarda una cacca attaccata alla suola di qualcun altro. "Be' ispettore non ha fatto nemmeno lo sforzo di pensarlo."
Teresa è diabetica, non è più una ragazzina, ha qualche acciacco dell'età ma questo non la preoccupa, il suo vero problema è la sua mente. Si accorge che sta perdendo la memoria e non riconosce le persone che ha già incontrato, questo è il suo vero tormento.
Per questo tiene un quaderno con gli appunti della sua vita, delle indagini, della sua routine, così che possa ricordare tutto, in questo libro questa sua condizione non ha intaccato il suo lavoro.
"Si fugge da ciò che spaventa e ferisce, o vuole farci prigionieri, pensò."
Quello che più mi ha colpito è lo stile di Ilaria, che coinvolge il lettore, lo fa sentire parte delle indagini, che lo sconvolge tracciando un profilo della nostra società a volte così crudo ma estremamente sincero.
Teresa è una donna umana, problematica, ma anche piena di debolezze che però sa tirare fuori una forza incredibile, il lettore la trova vera nel bene o nel male e questo rende la storia più credibile.
Il libro è inquietante, oscuro e la stessa autrice costruisce un'ambientazione cupa, lugubre, selvaggia in un paese inventato di nome Travenì, situato nelle Dolomiti friulane.
L'attenzione del lettore è sempre concentrata sulle vicende, la tensione non cala mai e la curiosità è tanta nel proseguire la storia.
Sebbene questo libro mi sia piaciuto non è sicuramente il genere di thriller che preferisco, però devo riconoscere che il successo che ha avuto è del tutto meritato.
Sto già leggendo il secondo libro della serie, quindi a presto con una nuova recensione.
***
Trama:
«Tra i boschi e le pareti rocciose a strapiombo, giù nell'orrido che conduce al torrente, tra le pozze d'acqua smeraldo che profuma di ghiaccio, qualcosa si nasconde. Me lo dicono le tracce di sangue, me lo dice l'esperienza: è successo, ma potrebbe risuccedere. Questo è solo l'inizio. Qualcosa di sconvolgente è accaduto, tra queste montagne. Qualcosa che richiede tutta la mia abilità investigativa. Sono un commissario di polizia specializzato in profiling, e ogni giorno cammino sopra l'inferno. Non è la pistola, non è la divisa: è la mia mente la vera arma. Ma proprio lei mi sta tradendo. Non il corpo acciaccato dall'età che avanza, non il mio cuore tormentato. La mia lucidità è a rischio, e questo significa che lo è anche l'indagine. Mi chiamo Teresa Battaglia, ho un segreto che non oso confessare nemmeno a me stessa, e per la prima volta nella vita ho paura».
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