oggi torno sul blog con una nuova recensione.
Nonostante scelga con cura i libri da leggere, sia per il poco tempo a disposizione che per il lato economico che non mi consente di acquistarne in quantità industriali, mi capitano spesso dei romanzi che mi incuriosiscono ma che poi si rivelano una vera delusione.
E' questo è uno di quei casi.
Mi sono preoccupata del fatto che un libro con un tema così forte non mi sia piaciuto, ma poi ho letto dei giudizi contrastanti che in parte hanno avvalorato la mia opinione.
Ecco cosa ne penso!
Recensione:
Vox, è il libro di cui tutti parlano e che mi inizialmente mi ha incuriosita molto.
Solo 100 parole questo è il limite giornaliero consentito alle donne. Solo alle donne perché gli uomini non hanno nessun tipo di vincolo.
Non vorrei dilungarmi sulla trama, ma questo romanzo dispotico mi ha lasciato qualche perplessità e vi vorrei dire il perché.
Sempre e solo le donne, in questi libri tutto ruota intorno a noi a questi soliti cliché che ormai stanno dominando la nostra società , le donne devono parlare di meno, devono stare al loro posto, devono essere fedeli e soprattutto devono fare figli. Anzi servono solo a quello.
Sono inevitabili i paragoni con il libro “Il racconto dell’ancella” di Margaret Atwood e il confronto non regge perché Vox presenta molti difetti.
Sicuramente la trama ha un qualcosa che attira il lettore ma credo che la curiosità iniziale svanisca quasi subito, perché l’idea c’è ma non è sviluppata in maniera approfondita.
La storia non è così originale, i primi capitoli sono troppo lenti e nei successivi la narrazione corre così veloce che alcuni passaggi si perdono.
Sicuramente devo ammettere che è un libro che fa riflettere sulla società del futuro, che non va avanti ma che torna indietro evidenziando le differenze e non trovando invece una ricchezza nel nostro mondo così variegato.
Nella seconda metà del libro la trama diventa veramente difficile da seguire, c’è molto confusione nei personaggi e nella storia.
Ho trovato agghiacciante leggere alcuni parti di questo romanzo, per la gravità di quello che potrebbe diventare il nostro mondo, ma sicuramente non possiamo ignorare i molti messaggi che oggi giorno vengono lanciati dalla società in cui viviamo.
Questo testo non mi ha convinto, per un libro che viene venduto e pubblicizzato così tanto l’autrice, l’editor e tutti gli altri che ci vanno dietro dovrebbero prestare più attenzione a quello che propongono.
Se fosse solo per il messaggio il libro è da un cinque pieno, ma purtroppo in sé lo stile e la struttura è da uno.
Avevo molto aspettative, forse troppo riguardo a questo libro e sono stata veramente delusa e mi dispiace perché probabilmente il testo e l’idea dovevano forse essere rivisti e “maturare” un po’ di più.
Non consiglio questo libro perché non mi ha convinta, anche se vi capitasse di leggerlo o lo avete già comprato sicuramente è un testo che fa riflettere e dal quale possiamo trarre alcuni spunti importanti, ma nonostante questo il mio giudizio non è positivo.
Se cercate un testo più solido, lineare e un vero dispotico con le stesse tematiche vi rinnovo l’invito alla lettura de “Il racconto dell’ancella”.
Non è una storia che ricorderò con piacere ma solo con tanta amarezza.
***
Trama:
Jean McClellan è diventata una donna di poche parole. Ma non per sua scelta. Può pronunciarne solo cento al giorno, non una di più. Anche sua figlia di sei anni porta il braccialetto conta parole, e le è proibito imparare a leggere e a scrivere. Perché, con il nuovo governo al potere, in America è cambiato tutto. Jean è solo una dei milioni di donne che, oltre alla voce, hanno dovuto rinunciare al passaporto, al conto in banca, al lavoro. Ma è l’unica che ora ha la possibilità di ribellarsi. Per se stessa, per sua figlia, per tutte le donne.
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